Nei giorni di pioggia mi è facile scivolare nei ricordi. Se poi sono umidi giorni autunnali, quando nel riflesso delle pozzanghere il piombo si mescola alle sfumature di rosso e arancio, allora andare indietro con la macchina del tempo mentale è un gioco da ragazzi. E nonostante ogni passo che faccio mi porti inesorabilmente sempre più vicino ai trenta, mi sento ancora un ragazzo. Anzi, un ragazzino.
Per sentirmi un po' più macho del solito, qualche sera fa mi sono rivisto La Sirenetta. Dall'ultima volta erano passati più di dieci anni, e vedere che le battute, i testi delle canzoni e le scene che si sarebbero susseguite affioravano prima nelle mente, poi sul televisore, è stato... è stato... non lo so, non mi viene in mente una parola o una frase che possa descrivere quello che è successo.
Vabbè, un Peter Pan come molti.
Con le mani fredde che puzzano di fumo ti tabacco, batto i tasti neri del computer nel negozio. La pioggia autunnale non ha certo spronato i clienti a venire qui, se non qualche irriducibile aficionado, che verrebbe anche dopo aver visto quattro strani personaggi a cavallo nel giorno dell' apocalisse.
Pensieri sparsi, macchie di inchiostro virtuale che si rincorrono in un algido foglio elettronico.
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